Motivati dalla bella stagione, ormai esplosa, e soprattutto dal piano vaccinale che ci proietta ottimisticamente verso il tanto atteso ritorno alla “normalità”, la Delegazione Castelli di Jesi ha curato l’organizzazione di una gita enogastronomica in Umbria, nella giornata di sabato 12 giugno.
Il ritrovo per soci, amici, ma anche associati di altre Delegazioni, è stato presso la prima tappa della giornata, l’azienda Di Filippo, nel comune di Cannara (PG). Fondata nel 1971 da Italo e Giuseppa Di Filippo, oggi viene condotta con lungimiranza dai fratelli Emma e Roberto Di Filippo, che hanno dato seguito alla tradizione di famiglia. Pionieri in Umbria nella conduzione in regime biologico dei vigneti (prima produzione certificata nel 1994), oggi l’azienda coltiva secondo i dettami della biodinamica 30 ettari di vigneto, dislocati parte all’interno del DOC Montefalco e parte nella DOC Colli Martani.
Di particolare interesse il progetto “Agriforestery”, nato grazie alla collaborazione con la Facoltà di Agraria e Veterinaria dell’Università di Perugia: un sistema di coltivazione incentrato sulla sinergia tra la vigna, coltivata senza alcun prodotto di sintesi, un allevamento di 400 oche, libere di nutrirsi dell’erba che cresce tra i filari e concimando al contempo, e la lavorazione del terreno, condotta per l’80% delle attività con alcuni cavalli allevati in azienda che, rispetto ai mezzi tradizionali, permettono un minore compattamento del suolo, principale causa del calo di fertilità.
Questo studio ha dimostrato che i 10 ettari sperimentali condotti con tale sinergia non solo rappresentano i suoli più fertili di tutta l’azienda, ma garantiscono anche un risparmio energetico del 40%. Molto apprezzato da tutti il pranzo, durante il quale, all’ombra di enormi querce e con una suggestiva vista su Assisi, sono stati degustati gran parte delle etichette prodotte dall’azienda.
Seconda tappa della visita è stata l’azienda Tenuta Bellafonte, situata vicino al borgo di Torre del Colle, nei pressi di Bevagna (PG). L’azienda nasce dall’idea e dal desiderio di Peter Heilbron, il quale nel 2008 decide di mettere termine alla sua carriera di affermato manager d’importanti aziende, per dedicarsi alla sua grande passione, il vino. Innamoratosi di una vigna di Sagrantino situata in una delle zone collinari più alte di Bevagna, decide di dare inizio alla costruzione dell’azienda, proprio nei pressi di quella vigna.
La bellissima cantina è un inno alla sostenibilità: completamente interrata, il diretto contatto con la roccia garantisce temperatura e umidità ideali durante tutto l’anno, anche grazie ad un sistema di circolazione d’aria. Gli impianti fotovoltaici e una caldaia a biomassa che utilizza anche i residui vegetali prodotti nelle vigne consentono l’auto sufficienza energetica. La produzione proviene da circa 9 ettari vitati che si trovano ad un’altitudine media di circa 300 metri s.l.m., e i vigneti sono condotti con il massimo rispetto dell’ambiente, concimando solo con letame selezionato e trattando oltre che con rame e zolfo, il cui utilizzo è ridotto al minimo, anche con estratti di alghe, cavolo ed equiseto.
In cantina poi, si utilizzano lieviti indigeni per le fermentazioni, e si decide di non ricorrere a chiarifica né a filtrazione. Di particolare interesse la vinificazione del sagrantino, per il quale il 30% delle uve non vengono pigiate ma solo diraspate, portandole in fermentazione ad acino intero, accorgimento che permette di limitare l’estrazione di questa uva particolarmente generosa nella componente polifenolica. Tale accorgimento è motivato dal desiderio di Peter di produrre un Sagrantino molto meno austero rispetto a quanto restituito dalla tradizione locale, a favore di una beva quanto più agile possibile, nonostante l’importanza del vino stesso.
La stessa tecnica viene utilizzata anche per la vinificazione del trebbiano spoletino, per limitarne l’ossidazione. Alla visita della cantina, impreziosita da grandi botti di Slavonia, è seguita la degustazione delle etichette dell’azienda, nella meravigliosa cornice del terrazzo della cantina circondato da ginestre in fiore.
È bastata una giornata di giugno per farci tornare a fare quello che ci piace, esplorare territori, conoscere persone, ascoltare storie che si racchiudono nel calice dei vini che assaggiamo, con la lietezza negli occhi di chi si ritrova e spera di non doverne più fare a meno.