AZIENDA: Cavalieri di Gabriele Benedetti Matelica (MC)
VINO: Verdicchio di Matelica DOC D’Antan 2015 (Verdicchio 100%)
METODO PRODUZIONE: selezione manuale delle uve provenienti dal vigneto Fornacione (da cui il nome del vino dall’annata 2016).
Breve macerazione sulle bucce per favorire la fermentazione spontanea. Affinamento in acciaio con ripetuti bâtonnage. Non stabilizzato, né chiarificato, non filtrato.
VISIVO: Colore giallo paglierino intenso con riflessi ocra dorato, velato, non un difetto perché occorre tenere in considerazione la volontà del produttore di non stabilizzare e filtrare.
OLFATTIVO: naso timido, riservato, ricorda la zona incastonata tra le montagne da cui proviene. Ma dopo i primi attimi di diffidenza si apre – vero carattere marchigiano! – esplodendo in un prato di camomilla.
Emerge anche la nota varietale del finocchietto e la frutta gialla.
GUSTATIVO-GUSTO OLFATTIVO: Corpo ricco, lievemente ispessito dalla macerazione. Freschezza incredibile che, unita alla notevole sapidità, riporta la mente al meraviglioso paesaggio di Matelica che tiene a distanza il mare. La bocca tonica e scattante ci dice che questo vino ha vivacità e vitalità: un vino che oltre al corpo ha anche un’anima!
In retro olfattiva si evidenzia una piacevole nota agrumata, appena percepita prima al naso, e la mandorla.
Racconto
Mi piace iniziare con un vino della nostra regione e con questo nome: come una volta, un significato importante in questi giorni difficili, l’invito a tornare alla vita di un tempo, speriamo non perduto per sempre.
Sarà per questo motivo che ho scelto di stappare questa bottiglia presa dalla cantina.
Avevo preparato il baccalà da cuocere al forno con le patate e sono andata in cantina a cercare un vino che potesse tenere testa ad un piatto così ricco di sapori e consistenza. Lo ammetto, stavo cercando un Greco di Tufo, ma la mia mente andava al vitigno bianco che ha reso famosa la nostra regione. E così, quasi inconsapevolmente, mi sono ritrovata tra le mani questa bottiglia e mi sono detta: perché no? Perché non iniziare questo viaggio dalle Marche?
Bene, il baccalà è pronto, stappiamo e annusiamo. All’inizio il naso è timido quasi reticente, mi ricorda il carattere di Gabriele che, se non ti conosce appare così, per poi esplodere nella sua carica di sensibilità e passione. Non resta che assaggiarlo e lasciare che si esprima con il piatto: il vino è giusto!
Esalta trionfalmente la sapidità e i profumi del piatto. Le erbe aromatiche, il finocchietto danzano con il rosmarino che ha dato il suo profumo al pesce. La struttura del piatto si bilancia alla perfezione con quella del vino: il matrimonio è riuscito.
Nella foto non inserisco la bottiglia perché nel frattempo il nome del vino è cambiato in Fornacione, ma si tratta dello stesso vigneto e identica metodologia di produzione.